Sarebbe una mancanza degli sviluppatori la causa della presenza del file che registra i dati di localizzazione degli utenti di iPhone. In sostanza, Apple ammette di aver dimenticato di mettere un limite temporale alla conservazione, che al momento vede registrato fino ad un anno di cronologia. E’ poi colpa di un bug se le informazioni di geolocalizzazione vengono incamerate anche con la relativa funzione spenta. Tuttavia, gli utenti possono comunque tranquillizzarsi perché i dati raccolti non sono associabili ad un singolo dispositivo, ma sono aggregati anonimi che Cupertino usa per lo sviluppo dei software, per la risoluzione dei problemi nonché per la messa a punto delle pubblicità di iAd. Lo stesso Jobs, in un’intervista al settimanale Mobilized, afferma: “Non seguiamo nessuno. I file trovati nei telefoni, come abbiamo spiegato, erano sostanzialmente creati attraverso informazioni anonime che raccogliamo da decine di milioni di iPhone”. Il numero uno di Apple giustifica poi così l’accaduto:”Quando una nuova tecnologia fa il suo ingresso c’è un periodo di aggiustamento e di insegnamento”. Dulcis in fundo, consolidated.db, il file incriminato, verrà cancellato con il prossimo aggiornamento di iOS.
PAROLE SOLTANTO PAROLE? – Di sicuro non basteranno le parole giunte da Cupertino a chiudere la questione. Analoghe prese di posizione sono attese anche da Google e Microsoft, e le iniziative legali già intraprese in più parti del mondo spingono a credere che la vicenda sarà ancora lunga. Anche alla luce di chi allarga il raggio della questione accusando Mountain View e Cupertino di manovrare illecitamente i dati di localizzazione raccolti dai Pc sfruttando interazioni tra reti WiFi e browser come Chrome. Il problema risiederebbe nell’opacità che ricopre l’utilizzo che di questi dati viene fatto dalle aziende dopo aver ricevuto comunque il consenso degli utenti alla loro raccolta.